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Pagina:Le cento novelle antiche.djvu/21

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più acuto stimolo m’abbia sospinto, che il pensare di sommamente dovervi in ciò piacere. Conciosiacosa che io sappia troppo bene voi niuna cura avere maggiore che di giovare altrui, e non pur a quegli che vivono, ma a coloro altresì che mentre vissono fecero la loro età fiorire, riducendo in chiara luce gli loro dilicatissimi frutti stati lungamente per lo addietro dalle crudeli ombre della dimenticanza aduggiati e soffocati tenuti. Perchè, come volenteroso servidore il quale senza il comandamento dal suo signore aspettare, quelle cose operando che suo piacere crede che sieno, quello con ogni sollecitudine s’ingegna di prevenire, a fuori mandare questa presente opera mi sono dato. Oltre a ciò, non possendo io di tanta benignità verso di me quanta è sempre stata la vostra quelle grazie rendere che si converrebbe a doversene io bastevolmente ringraziare, ho voluto in questa guisa almeno, poscia che altrimenti non posso mostrarmivi grato. Appresso questo, perciocchè ella senza titolo e senza nome d’autore si truova, estimai essere ben fatto quella col raggio della vostra singolar virtù illuminare, acciocchè dalle tenebre togliendola ove in fino a questo tempo miseramente è giaciuta, sotto la chiarissima insegna del vostro nome lucente e bella si dimostri a’ riguardanti. Senza che, essendo (come manifestamente appare) il Facitore di lei stato toscano, dicevole cosa m’è paruta, che quegli onori che ad esso rendere non si possono, alla gentilissima patria di lui, come a producitrice di così