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Come a David re venne in pensero di volere sapere quanti fossero e sudditi suoi.


NOVELLA VI.


David re, essendo re per la bontà d’Iddio, che di pecoraio l’avea fatto signore, li venne un giorno pensero di volere al postutto sapere quanti fossero e sudditi suoi; e ciò fu atto di vanagloria, onde molto ne dispiacque a Dio; e mandolli l’angelo suo, e feceli così dire: David tu ha’ peccato; così ti manda a dire lo signor tuo: o vuoli tu stare tre anni in inferno, o tre mesi nelle mani de’ nemici suoi, cioè tuoi, o stare al giudicio delle mani del tuo signore? David rispose: nelle mani del mio signore mi metto; faccia di me ciò che li piace. Or che fece Iddio? punillo secondo la colpa; chè quasi la maggior parte del popolo suo li tolse per morte, acciocch’elli si vanagloriò nel grande novero, così lo scemò et appicciolò il novero. Un giorno avvenne che cavalcando David, vide l’angelo d’Iddio con una spada ignuda ch’andava uccidendo, comunque elli volle colpire uno; e David smontoe subitamente, e disse: messere, mercè per Dio, non uccidere li innocenti, ma uccidi me cui è la colpa. Allora per la dibonarità di questa parola Dio perdonò al popolo, e rimase l’uccisione.