Pagina:Le cento novelle antiche.djvu/90

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Qui conta d’una guasca, come si richiamò allo re di Cipri.


NOVELLA LI.


Era una guasca in Cipri, alla quale fu fatta un dì molta villania et onta tale, che non la poteo sofferire. Mossesi, et andonne al re di Cipri, e disse: messer, a voi son già fatti dieci mila disinori, et a me ne è fatto pur uno; priegovi che, voi che tanti n’avete sofferti, m’insegniate sofferire il mio uno. Lo re si vergognò, e cominciò a vendicare li suoi, et a non volere più sofferire.


D’una campana che si ordinò al tempo del re Giovanni.


NOVELLA LII.


Al tempo del re Giovanni d’Atri fue ordinata una campana che chiunque ricevea un gran torto, sì l’andava a sonare, e ’l re ragunava i savi a ciò ordinati, acciocchè ragione fosse fatta. Avvenne che la campana era molto tempo durata, che la fune era venuta meno, sì che una vitalba v’era legata. Or avvenne che uno cavaliere d’Atri avea uno suo nobile destriere lo quale era invecchiato, sì che sua bontà era tutta venuta meno, sì che per non darli mangiare il lasciava andar per la terra. Lo cavallo per la fame