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Pagina:Le confessioni di Lev Tolstoj.djvu/31

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mi conduceva al suicidio, era la domanda più facile: ogni uomo, dal bimbo ignorante fino all’uomo più saggio, la porta nella sua anima. Senza questa domanda, la vita è impossibile, come ho esperimentato io stesso.

Ecco la domanda: «Che cosa deriverà da ciò ch’io faccio oggi, da ciò che farò domani, che cosa risulterà da tutta la mia vita?»

O, sotto altra forma: «Perchè bisogna ch’io viva, desideri qualche cosa, faccia qualche cosa?»

O ancora: «Nella mia vita non v’ha uno scopo qualunque che non sarà distrutto dalla morte inevitabile che mi attende?»

A quest’unica domanda, diversamente espressa, ho cercato una risposta nella scienza umana. Relativamente a questa domanda ho trovato che tutto il sapere umano si divide in due emisferi, alle due estremità opposte dei quali si trovano due poli: uno negativo e l’altro positivo, ma nè all’uno nè all’altro v’è una risposta alle domande della vita.

Tutto un gruppo di scienze par che neppure ammetta questa domanda, mentre rispondono nettamente e chiaramente alle loro questioni speciali: è il gruppo delle scienze sperimentali, al limite estremo delle quali si trovano le matematiche.

Le scienze dell’altro gruppo ammettono la questione, ma non vi rispondono: è il gruppo il delle scienze speculative, al cui limite estremo sta la metafisica.

Fin dalla prima gioventù le scienze speculative m’interessavano, poi m’attirarono le scienze matematiche e naturali e, finchè la mia questione non si pose chiaramente davanti a me, fin che non si formulò da se stessa in me, esi-