Pagina:Le confessioni di un ottuagenario I.djvu/206

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capitolo quarto. 179

Leopardo non si accontentò più di vederla il mattino quando capitava, o le feste in mezzo alla baraonda della sagra, ma tutte le sere andava a Venchieredo, e lì, o passeggiando nel casale o sulla scaletta della Cancelleria, s’intratteneva con lei fino all’ora di cena. Allora la salutava più col cuore che colle labbra, e tornavasene a Cordovado fischiando con miglior sicurezza la solita arietta.

Così si aveano composto fra loro la vita i due giovani. Quanto ai vecchi era un altro conto. L’illustrissimo dottor Natalino cancelliere di Venchieredo lasciava correr la cosa, perchè ce ne aveva veduti tanti dei mosconi intorno alla sua Doretta, che uno di più uno di meno non lo sgomentava per nulla. Il signor Antonio poi, non appena se ne accorse, cominciò a torcere il naso e a dare cento altri segni di pessimo umore. Era egli di ceppo paesano e di pasta paesana affatto; nè gli potea garbare quel veder suo figlio bazzicare con gente d’altra sfera. Cominciò dunque dal torcer il naso; manovra che lasciò affatto tranquillo Leopardo: ma vedendo che non bastava, si diede a star con lui sul tirato, a tenergli il broncio, e a parlargli con un certo sussiego che voleva dire: — non son contento di te. — Leopardo era contentissimo di se stesso, e credeva dar esempio di cristiana pazienza col sopportare la burbanza di suo padre. Quando poi questi venne, come si dice, a rompere il ghiaccio, e a spiattellargli netta e tonda la causa del suo naso torto, allora egli si credette obbligato a spiattellargli netta e tonda di rimando la sua incrollabile volontà di seguitar a fare come avea fatto in fin allora. — Come? tu vergognoso seguiterai a grogiolarti dietro quei begli abitini? E che cosa ne diranno in paese? E non t’accorgi che i buli di Venchieredo si prendono beffa di te? E come credi che andrà a finire questo bel giuoco? E non temi che il Castellano una volta o l’altra ti faccia cacciare dai suoi servitori? E vorresti forse mettermi in mal sangue con quel