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188 le confessioni d’un ottuagenario.

farda alla Giustina, — son io venuto a distrarlo da qualche sua occupazione canonica?

— Oh si figuri! — bisbigliò il cappellano. — Io mi occupo... Giustina metti su dunque l’acqua pel caffè, oppure la cioccolata? — Vuole la cioccolata signor conte... Eccellenza?

— Andate a curare i polli, chè ho da parlar da solo al reverendo, — ripigliò il castellano rivolto alla Giustina.

Costei non se lo fece dire due volte, e sguisciò nel cortile tenendo ancora in mano il rasoio. Egli allora s’accostò al cappellano, e presolo per un braccio, lo trasse fin sotto il focolare, ove senza pur pensarvi l’abate si trovò seduto sopra una panca.

— Ed ora a noi — proseguì il castellano sedendogli rimpetto. — Già una fiammata appena alzati non guasta la pelle neppur d’estate, dicono. Mi dica in coscienza, reverendo, fa ella il prete o il contrabbandiere? —

Il poveretto ebbe un brivido per tutta la persona, e gli si torse talmente il grugno, che per quanto si racconciasse il collare si grattasse le labbra, non gli venne più fatto di rimetterlo in sesto per tutto il dialogo susseguente.

— Sono due mestieri ambidue e non faccio confronto, — andò innanzi l’altro. — Domando solamente per mia regola quale ella intende esercitare. Pei preti ci sono le elemosine, i capponi e le decime: pei contrabbandieri le fucilate, le prigioni e la corda. Del resto ognuno è libero della scelta; e nel caso io non dico che avrei fatto il prete. Solamente mi pare che i canoni debbano proibire il far il cumulo di queste due professioni. E lei che cosa ne dice, reverendo?

— Sì, signore... Eccellenza... son proprio del suo parere! — balbettò il prete.

— Or dunque mi risponda a tono, — riprese il Venchieredo — Fa ella il prete o il contrabbandiere?

— Eccellenza... ella ha voglia di scherzare.