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230 le confessioni d’un ottuagenario.

lasciava mai trascinare dalle passioni, ma teneva ben salde le redini, e sapeva fermarle all’uopo tanto sull’orlo del precipizio quanto sulla sponda lusinghiera e traditrice d’una fondura verdeggiante. Entrarono dunque nel mulino, ma non ci trovarono alcuno benchè il fuoco scoppiettasse tuttavia in mezzo alle ceneri. La polenta lasciata sul tagliere dava a vedere che tutti non aveano cenato, e che alcuni degli uomini s’erano forse traccheggiato nel villaggio a guardar la tregenda. Ma quella era forse la famiglia con cui la contessina aveva maggiore dimestichezza, onde non le dispiacque di vedersi colà ricoverata.

— Ascolta, ben mio, — le disse sottovoce Lucilio rattizzando il fuoco per asciuttarla dall’umido preso nei prati. — Io chiamerò ora e ti affiderò a qualcuna di queste donne, e poi o per forza o per amore penetrerò in castello a recarvi le tue novelle, e a guardare come stanno là dentro. —

La Clara arrossì tutta sotto gli sguardi del giovane. Era la prima volta che, in una stanza e alla piena del fuoco, riceveva nel cuore il loro muto linguaggio d’amore. Arrossì peraltro senza rimorsi, perchè non le pareva di aver violato nessuno dei comandamenti del Signore; e dal volersi bene alla muta, al confessarselo vicendevolmente, non capiva qual differenza ci potesse essere.

— Tu fai in modo di coricarti e di riposare, — proseguì Lucilio — io penserò nel frattempo a dar la voce dell’accaduto al vice capitano di Portogruaro, perchè si affrettino a scompigliare le trame di questi birbanti..... Va là! per nulla non sono venuti, e a me pare di leggerci sotto bene a tutto questo loro zelo contro i contrabbandi... È una vendetta, o una rappresaglia, fors’anco un tafferuglio ingarbugliato a bella posta per finire quell’imbroglio del processo... Ma io metterò le cose sotto la vera luce, e il vice capitano vedrà lui da qual parte stiano i veri inte-