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232 le confessioni d’un ottuagenario.

Marianna: la contessina non può entrare in castello perchè là intorno c’è del subbuglio...

— Come, c’è del subbuglio?... Ma i nostri uomini dunque?... Ah birbonacci! Non hanno neppure cenato!... Per andarsene in giro hanno lasciato aperte anche tutte le porte...

— Ascoltate me ora, Marianna, — riprese Lucilio. — I vostri uomini torneranno, chè non corrono nessun pericolo.

— Come, non corrono nessun pericolo? Se sapesse il mio in ispecie come è manesco e arrischiato!... È capace di appiccar briga con un esercito, colui!...

— Ebbene state certa, per questa sera non l’appiccherà!... Io andrò in cerca di loro e ve li manderò a casa... Ma voi intanto badate che non manchi niente alla contessina.

— Oh povera signora! cosa le deve capitare anche a lei!... Scusi, sa, se mi vede in questo arnese, ma credeva proprio che fosse il mio uomo. Birbone! scappar via senza cena e lasciare la porta aperta!... Oh me la pagherà!... Mi comandi dunque, contessina!... Mi dispiace che qui non troverà nulla da par suo.

— Dunque vi raccomando, Marianna! — disse ancora Lucilio.

— Si figuri; non c’è mestieri di raccomandazioni. — Mi dispiace di esser così scamiciata. Ma già lei, signor dottore, è avvezzo a queste scene, e la contessina è tanto buona...

La Marianna, nell’affaccendarsi intorno al fuoco, mostrava due bellissime spalle, che meglio spiccavano per la loro candidezza dal bruno colore delle braccia e del viso. Non era forse malcontenta di mostrarle, e per questo se ne scusava tanto.

— Addio!... amami, amami! — mormorò Lucilio all’orecchio della Clara; indi, raccolto uno sguardo di lei