Pagina:Le confessioni di un ottuagenario I.djvu/356

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capitolo settimo. 329

— Sarà, padre; anzi mi pare che deve essere così; eppure...

— Eppure, eppure!... che cosa volevate dire?... Eppure ve lo dirò io!... Eppure non è opera di carità nè di prudenza l’affliggere il cuore d’una bella ragazza, che sotto le apparenze di pace e di modestia vi ama sfrenatamente, non vive che per voi, ed è disposta a farvi dono dei più santi piaceri che Dio clemente ci abbia conceduto di gustare!

— Oh padre! sarebbe vero?... la contessina Clara è innamorata di me?

— Sì certo, ve ne sono garante, ve lo giuro; volete saperlo?... me lo disse qualcuno di sua casa!... È innamorata, poverina, e muore dal desiderio di piacervi!

— Quand’è così, capisco, padre: mi sono sbagliato. Sette anni sono lunghi. Io pure fui innamorato della contessina Clara; ed anche adesso a ripensarci su...

— Ah! l’hai confessato, figliuol mio! l’hai confessato! — Signore ti ringrazio! Ecco che il mio ministero è terminato, e che potrò riposarmi in pace sulla felicità preparata per le mie mani a queste tue dilette creature. Raimondo, io ho scoperto il segreto del vostro cuore; lasciatemi adoperare in maniera che tutto riesca secondo i vostri desiderii.

— Adagio, padre: non vorrei che per la troppa fretta...

— Il rimedio urge, figliuol mio. Pensate alla beatitudine che proverete nello stringervi sul cuore in questo castello, in questa stessa camera, una sposina così bella, così docile, così infiammata per voi!... Oh Dio! non avrete mai provato nulla di simile.

— Or bene, padre — ha ragione; faccia pur lei... Veramente le mie intenzioni... ma ora dopo più matura riflessione, e giacchè ella mi assicura che quella ragazza è innamorata di me...