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340 le confessioni d’un ottuagenario.

chiude una disputa e non vuol più sentirne parlare — cosa direbbe ella d’un tale, che bersagliato dai debiti e nudo di ogni altra cosa, si facesse mallevadore d’ottantamila ducati per l’indomane?... Per me io lo direi o un pazzo o un furfante. Ella mi ha capito, padre. Conscia della mia povertà, io non farò malleveria d’un soldo. —

Ciò dicendo la Clara s’inchinava, facendo atto d’uscire a sua volta. E il reverendo voleva a sua volta trattenerla con altre parole, con altre obbiezioni; ma comprendendo che avrebbe fatto un buco nell’acqua si accontentò di uscirle dietro, col desolato contegno del cane da caccia, che torna al padrone senza riportargli la selvaggina inutilmente cercata. Coloro che origliavano dietro l’uscio aveano fatto appena a tempo di ricoverarsi in tinello; ma non furono così destri da nascondere che sapevano tutto. Il padre Pendola non erasi ancora accostato all’orecchio della contessa, che già costei s’era buttata sulla Clara con ogni sorta di minaccie e d’improperi; tantochè molti accorsero dalla cucina allo strepito. Ma allora il marito e il cognato diedero opera a frenarla, e il padre Pendola colse il momento opportuno di battersela, lavandosene le mani come Pilato.

Partito che fu, l’intemerata toccò a lui; e la signora si sfogò a gridarlo un ipocritone, un disutile, uno sfacciato, che l’aveva adoperata per ottenere quanto cercava, e allora l’abbandonava nell’imbarazzo colla sua faccia tosta. Monsignore supplicava per carità la cognata che smettesse d’insolentire un abate, che in pochissimi giorni di dimora a Portogruaro, avea già preso il sopravvento negli affari del Clero e quasi fin’anco in quelli della Curia. Ma le donne hanno ben altro pel capo quando prude loro la lingua. Ella volle versar fuori tutta la sovrabbondanza del suo fiele, prima di badare ai consigli del cognato. Indi acchetata su questo argomento, tornò a ram-