Pagina:Le confessioni di un ottuagenario I.djvu/524

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INDICE DEL VOLUME PRIMO.





Cenni Biografici d’Ippolito Nievo         Pag. i

Ippolito Nievo, poesia della signora Erminia Fuà-Fusinato         ii


Cap. I. — Breve introduzione sui motivi di queste mie Confessioni, sul famoso castello di Fratta dove passai la mia infanzia, sulla cucina del prelodato castello, non che sui padroni, sui servitori, sugli ospiti e sui gatti che lo abitavano verso il 1780. — Prima invasione di personaggi; interrotta qua e là da molte savie considerazioni sulla Repubblica Veneta, sugli ordinamenti civili e militari d’allora, e sul significato che si dava in Italia alla parola patria allo scadere del secolo scorso.         1

Cap. II. — Si sa finalmente chi io mi sia, s’incomincia a tratteggiare il mio temperamento, l’indole della contessa Pisana, e le abitudini dei signori Castellani di Fratta. Si dimostra di più, come le passioni degli uomini maturi si disegnino alla bella prima nei fanciulli, come io imparassi a compitare dal Piovano di Teglie, e la contessa Clara a sorridere dal signor Lucilio.         53

Cap. III. — Confronto fra la cucina del castello di Fratta e il resto del mondo. ― La seconda parte del confiteor e il girarrosto. — Prime scorrerie colla Pisana, e mia ardita navigazione fino al Bastione di Attila. — Prime poesie, primi dolori, prime pazzie amorose, nelle quali prevengo anche la rara precocità di Dante Alighieri.         108

Cap. IV. — Don Chisciotte contrabbandiere e i signori Provedoni di Cordovado. — Idillio pastorale intorno alla fontana di Venchieredo, con qualche riflessione sull’amore e sulla creazione continua nel mondo morale. — La chierica del cappellano di Fratta, e un colloquio diplomatico fra due Giurisdicenti.         155

Cap. V. — L’ultimo assedio del castello di Fratta nel 1786, e le prime mie gesta. — Felicità di due amanti, angosciose trepidazioni di due monsignori e strano contegno di due cappuccini. — Germano, portinaio di Fratta, è ammazzato, il castellano di Venchieredo va in galera, Leopardo Provedoni prende moglie, ed io studio il latino. Fra tutti non mi par d’essere il più infelice.         204

Cap. VI. — Vi si legge un paralello fra la Rivoluzione Francese e la tranquillità patriarcale della giurisdizione di Fratta. — Gli eccellentissimi Frumier si ricoverano a Portogruaro. — Crescono la mia importanza, la mia gelosia, la mia sapienza di latino, sicchè mi mettono per graffiacarte in Cancelleria. — Ma la comparsa a

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