Pagina:Le confessioni di un ottuagenario II.djvu/209

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capitolo decimoquinto. 201


— A proposito, deggio darvi una trista notizia.

— Quale?

— Il signor Emilio Tornoni è partito per Roma (tacqui per prudenza della contessa).

— Lo sapeva, ma tornerà, — rispose l’Aglaura con piglio quasi di sfida. — Vi pregherò intanto d’informarvi domani se fosse qui il signor Ascanio Minato, ajutante del generale Baraguay d’Hilliers, e il signor d’Hauteville segretario del general Berthier. Sono persone che mi premono per le notizie di Emilio che posso averne all’uopo.

— Sarete servita.

— E ditemi, avete saputo null’altro di lui?

— Null’altro!

— Nulla, nulla?... proprio nulla?

— Nulla, vi dico. — Era quasi per prender soggezione della giovinetta udendola parlare con tanta indifferenza d’ajutanti e di generali; ma non volli significarle il tacito disprezzo da me notato negli atti di Lucilio e del Del Ponte quando ebbi loro a nominare il Tornoni. Sapeva quanto piacere si dà alle innamorate sparlando dei loro belli.

— Aglaura, — ripresi dopo un istante di silenzio per ravvivare la conversazione, — voi siete abbastanza misteriosa, e converrete che la mia bontà e la mia discrezione...

— Sono senza pari, — aggiunse ella.

— No, non voleva dir questo; avrei soggiunto invece che meritavo un granino di confidenza da parte vostra.

— È vero, amico mio. Chiedete e risponderò.

— Se vi pianterete così seria e pettoruta come una regina, mi morranno le parole in bocca. Via state ilare e modesta, come la prima sera che vi ho veduta... Così, così per l’appunto mi piacete!... Ditemi dunque ora, come avete tanto domestici tutti questi nomi e cognomi dello Stato Maggiore francese.... Mi sembravate poco fa un generale in capo che disponesse le schiere per una battaglia!