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244 le confessioni d’un ottuagenario.

diverse. Incontrammo i più indiavolati dei legionarii, che dopo aver ributtato i Napoletani fin nelle gole delle montagne, tornavano per voltarsi contro gli incendiatori del convento. Ettore stesso, che solo in quel momento avea ricevuto l’annunzio di quanto avveniva alle sue spalle, si precipitava colà alla testa de’ suoi, incerto se sarebbe giunto in tempo, certo che la difesa o la vendetta sarebbero state tremende e irresistibili al pari. Io mi nascosì fra i lauri di quella costiera finchè fu passato; ma poi ne ebbi pietà, e fermato un caporale che gli teneva dietro con un nuovo drappello raccozzato a Velletri, lo incaricai di dirgli, che colei ch’egli sapeva era già in salvo nella città. Infatti mossi ancora alcuni passi, e imbattutomi in due de’ miei soldati, consegnai loro la Pisana perchè la portassero; quanto a me era proprio sfinito, e durai fatica a tener loro dietro fino sul monte che porta sulla cima Velletri. Colà arrivato, la acconciai nel mio letto, le feci aprir la vena da un barbiere lì presso, e finch’ella rinveniva, per toglierle la commozione della sorpresa, uscii sopra un loggiato che prospettava la campagna. Si vedeva il convento simile in tutto ad un gran rogo, le fiamme rossastre e fumose si disegnavano sempre meglio sopra il cielo che s’imbruniva, e al loro tetro bagliore si vedevano luccicare le baionette de’ legionarii che premevano alle reni i fuggiaschi Napoletani. La battaglia era vinta, e tristi presagi circondavano il primo ingresso dei liberatori nei confini della Repubblica Romana.

Quando rientrai, la Pisana s’era già posta a sedere sul letto e mi accolse con minor confusione di quanto mi sarei aspettato. Fu anzi ella la prima a parlare, il che mi sorprese assai per l’economia di fiato ch’ella usava fare anche in momenti d’assai meno scabroso discorso.

— Carlo — mi diss’ella — perchè non mi hai lasciato dov’era?... sarei morta da eroina: e a Roma mi avrebbero messa nel nuovo Panteon. —