Pagina:Le confessioni di un ottuagenario II.djvu/373

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capitolo decimonono. 365

poveruomo quella promessa estorta in momenti di vera disperazione, e che ad ogni modo la pietà del marito doveva vincerla sopra un suo ghiribizzo di postuma gelosia. L’assicurava che il cuore di lui rimaneva sempre pieno di lei, e che della spezialessa non amava in fondo altro che le settecento lire. E con ciò si lusingava che, commosse le viscere della signora Veronica e convinta la sua ragionevolezza, non gli avrebbe tenuto il broncio per una infedeltà affatto apparente. Del resto, sposando una zitella il guajo sarebbe stato irrimediabile, ma con una vedova le cose si accomodavano assai facilmente. Costei tornava al primo marito, egli alla prima moglie, e non avrebbero più avuto nè un fastidio nè una noja per omnia sæcula sæculorum. — Il signor capitano pappava saporitamente le settecento lire, colla fondatissima speranza d’un grazioso perdono.

Ma intanto noi avevamo già fatto il nostro ingresso nella diroccata capitale dell’antica giurisdizione di Fratta. Solo a vederla da lontano, ci si strinse il cuore di compassione. Pareva un castello saccheggiato allora allora da qualche banda indiavolata di Turchi e abitato solamente dai venti e da qualche civetta malaugurata. Il capitano Sandracca ci rivide con molta titubanza; non capiva bene se venissimo a prenderne o a portarne. — Monsignore Orlando invece ci accolse così tranquillo e sereno come appunto tornassimo allora dalla passeggiata d’un’ora. La sua nobile gorgiera s’era stradoppiata, ed egli camminava strascicandosi dietro le gambe, e lodandosi molto della propria salute se non fosse stato quel maledetto scirocco che gli rompeva i ginocchi. Era lo scirocco degli ottant’anni, che ora provo anch’io, e che soffia da Natale a Pasqua e da Pasqua a Natale, con una insistenza che si fa beffa dei lunarii.

Mentre la Pisana, buona e spensierata, faceva festa allo zio, e si divertiva di inquietarlo sulla durata del suo sci-