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376 le confessioni d’un ottuagenario.

— Non farò null’altro che quello che il cuore mi comanda.

— Ebbene, il tuo cuore ha parlato. — E tu la sposerai.

— Io la sposerò?... Ma tu vaneggi! ma tu non sai quello che dici!

— Sì! ti dico... tu sposerai... sposerai l’Aquilina!...

— L’Aquilina!... Basta!... Torna in te, te ne scongiuro.

— Parlo del mio miglior senno. — L’Aquilina è innamorata di te, ella ti piace, ti conviene per tutti i versi. La sposerai!

— Pisana, Pisana! oh, non vedi il male che mi fai!

— Vedo il bene che ti procuro; e se avessi anche voglia di sacrificare me stessa al tuo meglio, nessuno potrebbe impedirmelo.

— Te lo impedisco io!... Ho sopra di te diritti tali, che tu non devi, che tu non puoi dimenticare!

— Carlo, senza di te io avrò il coraggio di vivere... Misura la mia forza dalla sfrontatezza di questa confessione. L’Aquilina invece ne morrebbe. Ora scegli tu stesso. Per me ho bell’e scelto.

— Ma no, Pisana, ravvediti!... Tu stravedi, tu ti immagini quello che non è. L’Aquilina nutre per me un tenero ma calmo affetto di sorella: ella gioirà sempre della nostra felicità.

— Taci, Carlo! credi all’onniveggenza d’una donna. — Lo spettacolo della nostra felicità avvelena la sua giovinezza...

— Dunque fuggiamo, torniamo a Venezia.

— Tu, se ne hai il cuore: io no. — Io amo l’Aquilina. Io voglio farla felice: credo che tu pure sarai felice di sposarti a lei: e io unirò le vostre mani, e benedirò le vostre nozze.

— Oh, ma io ne morrei!... Io dovrei odiarla: sentirei