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Pagina:Le confessioni di una figlia del Secolo (1906).djvu/219

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Fui costretta a metterlo alla porta. Una cosa veramente da ridere... non perchè mancasse di sincerità — quegli uomini erano fin troppo sinceri, in quel momento! — ma perchè aveva un aspetto, curioso, come di un fenomeno ipnotico, come un giuoco di magnetizzatore...

Non so perchè, quel giorno, il fatto, non nuovo, mi aveva turbata singolarmente. Mi era recata a casa di una vecchia signora conoscente, per un affare d’urgenza. Ella non era in casa, ma doveva tornare in breve: l’aspettai quindi nel suo salotto. A tenermi compagnia venne un suo figliuolo, che avevo visto poche volte, bellissimo giovane bruno, dagli occhi splendidi e dalla bocca meravigliosa. Quietissima e indifferentissima, lontana un’infinita di leghe dal pensiero di far uso della minima civetteria, mi misi a parlare del più e del meno, con un tal disinteresse di parer spiritosa, ch’io penso di esser parsa straordinariamente insulsa. Il divano era lungo: eravamo seduti ai due capi opposti ... Come accadde? ... Chi lo sa! ... Dieci minuti dopo io scendeva a precipizio le scale, ridendo come una pazza ...