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Pagina:Le confessioni di una figlia del Secolo (1906).djvu/225

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sguardi e le ciarle del mondo. Io scomparirò in silenzio — io mi dileguerò, anzi, come un'ombra. Un giorno di stupore, per coloro che mi conoscevano — ed un giorno di pietà, per quei pochi che mi amavano — non un’ora di rimorso per coloro che, direttamente o no, mi conducono alla morte. Si può fare meno rumore di cosi? Si può ridurre a più meschini termini l'apparato di un suicidio? ...

Quanto alla scienza io ne ho, in verità, ben poca da fare. Quale importanza, per uno sconfitto della vita, qual’io mi sono, possono avere le diatribe degli scienziati? ... So bene che il mio caso potrebbe presentare, per essi, i più interessanti fenomeni, sui quali discutere e battagliare a lungo per le dotte gazzette. Ma chi muore, chi è stanco, chi non ha più alcuna speranza, che lo sorregga come un’armatura invincibile — si ride degli scienziati, e della scienza e della rarità dei fenomeni, che le sue proprie azioni presentano — ed anco dalle più orribili degenerazioni, che coloro, scientificamente, gli affibbiano.