Pagina:Le confessioni di una figlia del Secolo (1906).djvu/40

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inesauribile esuberanza di sentimento fossero in lei, onde l’idea, che a quella catastrofe ella avesse imposto, anziché subito i destini del caso, mi pareva assurda e ripugnante come una calunnia.

No, no, Viviana non si era uccisa: ella aborriva troppo dalla volgarità, ella aveva troppo grande orrore del frastuono pettegolo, che si leva attorno ad un suicidio, per cadere nel macabro grottesco di un fatto di cronaca. Ella era malata, — malata si — ma, forse, non morente. Le sofferenze dovevano averla impaurita e, forse, ella si era lasciata andare a quella lieve tendenza all’amplificazione sensitiva, che mi era parso notare in lei.

No, no, — non ci si uccide a trentanove anni, ancora giovane, ancora piacentissima, con tanto fastoso tesoro di vita scorrente entro le vene. Non ci si uccide, quando nulla manca alla vita: e pace famigliare, e benessere finanziario, e buoni amici, e buona salute, un bell’appartamento in città ed una villetta sul mare, piccina, ma incantevole.

No, no, — Viviana era una donna troppo fine, troppo orgogliosa, ed anche — se debbo dirlo