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fuori dell’involucro materiale, che questa cinge come baluardo geloso, se ne possa travedere tutte le complesse manifestazioni. La vita di una donna non è fatta di avvenimenti esteriori, sì bene di episodî interiori: in essa non sono attività rumorose, non sono che passività silenziose.
Chi, dunque, può vantarsi di conoscere la vita di una donna, se non ha potuto — come il lavoratore, che tenta la miniera oscura armato della sua lampada — scendere per i meandri tortuosi di quell’abisso ed illuminarne le pareti, piene di preziosità e d’insidie?
Io, in verità, non poteva vantarmi di tanto. Per quanta fiducia e per quanto affetto presedano all’amicizia di una donna, il suo abbandono non è mai completo: ella ha sempre un terreno ricinto, in cui non vuole che altrui entri e frughi; una piega, ove nessun occhio può scendere, neppur quello di Dio. La donna ha il pudore della propria anima, a mille doppi più acuto del pudore del corpo, perchè in quello ella sa di avvolgere tesori