Vai al contenuto

Pagina:Le confessioni di una figlia del Secolo (1906).djvu/79

Da Wikisource.

— 71 —

quante gallerie, per quanti andirivieni io dovrei condurti per mano ancora, come entro una inesplorata rete di catacombe, se volessi raccontarti tutta la mia vita e mettertene dinanzi ogni mistero! Ma il tempo incalza. Ed incalza la fine. Io non ho tempo da perdere — questa è la verità inesorabile. Quando si è chiamata, come io ho chiamata la morte; quando le si è imposto, come io le ho imposto, di possedervi, non si può, ne temere, né illudersi, che essa non corra, ratta, al convegno. Fra brevi giorni essa sarà entro me, come entro un palazzo debitamente proprio. Non me le dò io? È l’ultima mia dedizione, questa — né, fra le altre, è la più tragica, o la più folle. E la morte mi prende, mi coglie, per come io me le sono offerta: ghiottamente.

Pure, prima di lasciarti, una cosa ancora voglio dirti. È una raccomandazione, che ti faccio, è un fastidio, che ti dò: ma tu sei buona e vorrai assumertelo, ed anche vorrai continuare l’opera mia, perché so che tu sei, al pari me, disposta a fare il bene, qualunque ripugnanza ti debba esso costare.