Pagina:Le dicerie sacre.djvu/118

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Diceria J. 109 té, vanno dietro a'vani, c caduchi ritratti del mondo. Vmbrapifturt Ubtr (int frutta & tf. fiditi jculpta per varioi cthret, cui ut afpettttt inftifato d/tt concupifcentiam, & di ligi t mar- tut imtgmis effgiti»fine *nim» . Oroi, che quali nuoui, e vaneggianti Narrili , delle bellezze della propria imagine Acerbamente v’innamorate ;■& voi, che con unta curiofità ite Togliendo 1 fimulacti vifibili della Natura,vn piacercela ricchezza, vna dtgnità ; fappiate, che pattato, e non fono punto dureuoli cotefts_> voftre figure . Piterit enitnfigttrA huiut mttn* di . Soli pitture corrottibili, & ò !a poluere degli humaVii accidenti le logora, ò il tarlo del Tempo le confuma, ò l’artiglio della Morte le ftracca ; Vtruntamen in imagine fertrunfit homo. E fe pure hauer fcmbtauo qualche poco diftabilità, cdinlieuo, fon come l'Idolo fognato dal Re di Bab,Ionia , il quale era appoggiato iiel fango . Cecidi: l ipisj& pircujjir fi a- tunm in pedibus eius fìtti h i us, & iomminuit tot. Perciò riuolgiamci à quefta imagine ?iua,c ferace, donde la norma, e la regola fi può in>* parate del riformar noi fletti. Situiportituimut ' imaginim terreni,pertemus imaginem ali flit. Procuriamo con vna vera, e lodruole am*fetio- ne, come veriChriftianidino.ne.edifatti, di configurarci à Chrifto . Ttudto (ibi fecundùm txempLir,t)tiod mohflratxm efl in monte. Alza gli occhi, egira lo (guardo al moaceò Anima pietofa; non dico al morte Caluario,doue tiij rapprefentan quefta funrfta Traged'a, mai jqucll’ momi Alpini, doue fei fatta fpettatr.'ct di quella tragica in/egna . C'nm thnatttm flutti fignum in montiùus. Erano aoricsme irs U-