Pagina:Le dicerie sacre.djvu/197

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188 La Mmica (pie de gli oggetti vifibili tutte le cofe olTeriia no, doue l'orecchie guardiani, e fcnt/nclle de’ /uoni, Ranno intente alla cuilodra , e doue gli altri fenfi di e(Ta imptradrice vfeieri, e miniftri vigilanti la feruono, &rbbidifcono; qiruian* che la bocca fia fintata , onde la voce, che vi fi cria , meno s’allontani da qnella, à cui fetue_> d'interprete , e medaggiera. Oltracciò della_j bocca le parti interiori ne troppo dure, ni troppo tenere fece , che l’vno, e l’altro eccello fora flato all’vfo della Mufica inettiffimo, poiché-» la voce ne’corpi duri diuiene afpra , e ne’teneJ ri languifce , e muore. Non tutta la fabried d’oHo, che fi può rompete, nè tutta di carne, che fi può impiagare, ma vn certa mezo le diede trà il fodo, e'I molle, qual’è la cartilagine , affinché la voce, e la parola fi poterti: con faci» lità formare , e con commodità diffondere nell* orecchie de gl’vditori. Aggiungiamo . Quan« ta è poi la dignità della bocc3 ? quanta la mae« ftà ; quama la venuftà ì Quella è la piazza.* dell' anima , l’rfcio della fattella, l'oracolo de* Cnfìeri. Qnefta è la fontana della eloquenza j camera delle parole , l’archiuio de’ concetti . Quella c la faretra, che con le factte de gli argomenti ferifee, il fulmine, che co'cuoni del» Je efTageraticni atterrile, il plettro, che co’nu* meri delle ben fpiegate petfuafioni indolcifce.' Alle fiere , & alle b:flie dinielTa , e china ver* fo i piedi fù data la bocca,vicina al pafcolo.do* ue la naturai neccflìtà del vitro le tira ; nè mar, fe non dopò la morte, ò qual volta fono dall’ira irritate al morfo , la folleuano, ò difeuoprono i altrui. All’huomo è Hata polla in alto, nel pili eminente luogo della perfona t che è la faccia, ' PK2