Pagina:Le dicerie sacre.djvu/60

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che volere liberamente il bene ; Immortali per gratia, petche feoza la dmina coi feniaticne il tutto temerebbe in nulla ; Incorporei, perche fe ben fiere d'fHnitiuamcnte in fuo,non però ne fitte circofcritti,onde hauete moro locale ftfn- 2a occupar luogo , vi pai tite dal Cielo fenza perder la felicità ; non aggrauati da pefo , non agitati da paflione , non perturbati da Fortuna; forti, veloci, (aui , agili, chiari , perfpi» caci , impartirli , incorrotribili ; fottili d'* eflenza , acuri d’intelletto , rifoluri di volontà, diflinri diprrfona , immutabili dopo 1- clertione, confermati nella gratia, comprenfo- ridella gloria, ritratti efprcrtì, & fpecficidella bellezza di Do. Cesi flato nonfulletrà voi Spirito tanto ingrato , & fellone, che prefo ha- nelle ardire di fommouerecon feditiofo am. nuicinamento le vo(tre fchiere , & con empia congura riuolger Tarmi ribellanti contro il Fattore . Dque fi trouò giamai Pittore canto prefontuofo , eh' ofafledi por la mano in vna tauola di maeflro celebre ? Anche alle macchie , & alle fgrofsacure degli huomini grandi fi fuo I portare nuerenza,& rifpetto, anzi To- peie loro non finite maggiormente fi ammirano, percioche in efse ogni minuto penfierode* gli artefici fi vedeaddentro. Quinci l’Iride o Ariftide.l’Helena, di Nicomaco.Sc la Medea diTimomaco furono in maggiore (lima , & veneratione impetferte, che s’elle fufsero terminate. Quinci la Venere dipinta da Apclle in Coo , quantunque nella parte inferiore alquanto rotta fufse , non hebbe giamai chi la nconciafse . Chi fà quefto Pittore tauro arrogante, quanto ignorante , che prefo'à voler