Pagina:Le dicerie sacre.djvu/78

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Diceria I 69

e purgare in guisa , che libero dalle traveggole, e da’ bagliori del senso in quell’oggetto beatifico s'assisi; il che solamente è conceduto a’ beati, nè può farsi senza lo scioglimento dell’anima da’ legami di questo corpo. Dunque oimè sarà egli vero, che infino à tanto, che di viandanti non diventiamo comprensori, e di peregriai del mondo ci facciamo paesani del Cielo, ci si debba negare questa fortuna, e habbiamo di tanto tesoro à restar privi? Ah nò, che memoriam fecit mirabilium suorum. E dove meglio, che nella Sindone santa si può visibilmente discernere la forma del ritratto, ch'io dissi? Onde parmi, ch’al Salvatore, mentre, che per lo spatio di que’ trè giorni dimorò nella sepoltura, potessero assai ben convenire quelle parole, ch'egli altra volta in vita diceua. Pater meus usque nunc operatur, et ego operor. Volesti operare, ò Sign. per non restare anche in quel poco di tempo (siami lecito così dire) otioso. Ma che cosa operasti conforme all’operatione paterna? Il Padre (come di sopra dissi) dipigne se stesso il Verbo generando. E tu, nè più nè meno dipingesti ancora, lasciando la propria imagine impressa in questa sacra tela; non con altra differenza, se non che quella è tutta luminosa, e lucente, ma questa è tutta sanguinosa, et oscura. E certo qual mistero, ò qual particella della passione, della morte, ò della sepoltura del Crocifisso si può considerare, ò desiderare da un cor fedele, che questo miracoloso lino non la contenga appieno, e non la esprima al vivo? Altra lingua più faconda più dottamente, che la mia far non saprebbe, dimostri altrui il modo, come in esso