Pagina:Le dicerie sacre.djvu/93

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LaPittvra che l'infinte fuggendo il latte dalla mammella non lambifte il (angue della ferita; Che dee fare quefta Pittura colorita dal gran fattor del moo~' do, in cui fi feorge così bene effigiato l’amore , t la pietà di colili, che mortalmente trafitto, Se ▼icino all’cftremo fiato , ci donò il latte nella fua cime, & il fangue ne’Sacramenti} Amore fenza comparationc maggiore , e più fuifeera- to, che’l materno. Madri (i fono titrouate tanto proterue , che non hanno abhorrito d'incrudelire ne’proprij figli • Medea ftrozzò i fuoi per la rabbia. Maria diuorò il fuo per la fame . Ma Chrifto muore per dar vita à noi, fi fà cibo per cibar noi . Chi non s’intentrifee a tanti vezzi amorofi, merita bene ch’egli qnereJandefi dica di lui . Filiti tannini, & tx»It*ni, tffi mutem/premtrunt me. Quando il Pittore c neJ principi) d’vna figura , tratta pennelli groflr, adopera colori roti ; Ma quando egli è poi in sù’l finirla,«fa colori più fini, mette mano à pentiti più dilicati. Mentre Chrifto per Io fpatio di trenta, e più anni (tentò, fudò, operò per la fatare delPhuomo , era rno fgroflar delia pittura ; c quantunque l’operc fue fieno ftate tutte ftraordinarie, c piene di fqoifitezza , fi può dir nondimeno,che fuffero colori ordinari,pennelli non molto fquifiti . Ma quando- vien^> predo il fine à darle l’vltima mano , l’vltime botte, piglia i più fottili.i più foaui,dandoci fe. gni d’vo’amoreftraboccheuole, fmodento, infinito, Cnm dilexijjtt [un,in finti» dilexit eoi. L’altro effètto di quefta forza fi i, che placa Iddio, inuaghifcegli occhi fuoi, equaficon »na dolce violenza lo sforza à perdonarci le^t folpe . ConcioSacofa, che quefta fia quel lino