Pagina:Le feste di San Giovanni in Firenze.djvu/24

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18 le feste di s.giovanni

I ceri eletti che paiono torri d’oro sono censi delle terra più antiche dei Fiorentini; e così per ordine di dignità vanno dietro l’uno all’altro a offrire a San Giovanni, e poi l’altro dì sono appiccati intorno alla Chiesa dentro, e stanno tutto l’anno così fino all’altra festa, e poi si tolgono i vecchi, e se ne fa paramenti e palii da altari: e parte dei detti palii si vendono all’incanto. Dopo questi si va ad offerire una maravigliosa moltitudine di cerotti grandi quali di libbre 100, quali 50 e quali meno portati in mano dai contadini di quelle ville che gli offrono. Dipoi vanno ad offrire i signori della zecca con un magnifico cero portato da un ricco carro adorno, tirato da un paio di bovi coperti col seguo ed arme di detta zecca; e detti signori sono accompagnati da circa 400 tutti venerabili uomini, matricolati e sottoposti all’arte di calimala. Di poi vanno ad offrire i signori priori e loro colleghi col potestà, capitano ed esecutore con tanto ornamento e servitori e con tanti strumenti di pifferi e trombe, che pare che tutto il mondo ne risuoni. E tornati che sono i signori vanno ad offrire tutti i corsieri che sono venuti per correre al palio, e dopo loro tutti i Fiamminghi e Bramanzoni che sono in Firenze, tessitori di panni dì lana, e dopo questi sono offerti dodici prigioni, i quali per misericordia sono tratti di carcere, per gli oppor tuni consigli a onore di San Griovanni. Fatte queste cose e offerte, tutti gli uomini e donne tornano a casa a desinare, e per tutta la Città si fa quel dì, nozze e gran conviti con tanti pifferi, suoni, canti, balli, feste e letizia e ornamenti che pare che quella terra sia il Paradiso.»