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Pagina:Le industrie femminili.djvu/217

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I VELI DI SETA DI VEROLI


E dall’India che si sono sparsi per il mondo intiero i tessuti trasparenti, morbidi. Sono nati con nomi poetici: abrat, acqua corrente - bafthowa, tessuto d’aria - suhhamam, nebbia di sera, e ricoprivano in quei tempi le danzatrici alate. E di velo color fuoco era il flammeum che la giovinetta romana indossava il giorno delle nozze, e la rica, l’ampio velo rettangolare ornato di frangia, con cui le donne si coprivano il capo nelle feste religiose, al tempio. E così son venuti a noi questi tessuti, e sono passati dalla poesia dei tempi antichi alla praticità dei tempi moderni.

I veli di Veroli servono a piiì usi. Quello bianco serve agli abiti e ai cappelli delle signore, quello comune è usato nella fabbrica dei buratti e setacci e si adopera per raffinare le farine alimentari.

A Veroli, fabbrica Pasetti (1901) lavorano molte donne. Esse aiutano le diverse metamorfosi dei bachi, filano la seta, preparano i rocchetti e fanno il fine tessuto che è formato di 2500 a 3000 fili di seta sottilissimi.

Veroli è un piccolo paese della Ciociaria, e vende la sua seta anche sui mercati di Leone e Marsiglia.

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