Pagina:Le mie prigioni.djvu/122

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bestia che siete, che uno il quale fosse capace di tradire, sarebbe anche capace di violare un giuramento. —

Trasse di tasca una lettera, e me la consegnò tremando, e scongiurandomi di distruggerla, quand’io l’avessi letta.

— Fermatevi (gli dissi aprendola); appena letta, la distruggerò in vostra presenza.

— Ma, signore, bisognerebbe ch’ella rispondesse, ed io non posso aspettare. Faccia con suo comodo. Soltanto mettiamoci in questa intelligenza. Quando ella sente venire alcuno, badi che se sono io, canterellerò sempre l’aria: «Sognai, mi gera un gato». Allora ella non ha a temere di sorpresa, e può tenersi in tasca qualunque carta. Ma se non ode questa cantilena, sarà segno che o non sono io, o vengo accompagnato. In tal caso non si fidi mai di tenere alcuna carta nascosta, perchè potrebb’esservi perquisizione, ma se ne avesse una, la stracci sollecitamente e la getti dalla finestra.

— State tranquillo: vedo che siete accorto, e lo sarò ancor io.

— Eppure ella m’ha dato della bestia.

— Fate bene a rimproverarmelo, gli dissi stringendogli la mano. Perdonate. —