Pagina:Le mie prigioni.djvu/298

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lettera, affinch’io non vedessi quali de’ miei cari mi fossero mancati.

Indi a parecchi mesi, un annuncio simile al suddetto mi fu recato. Niuna lettera, niuna spiegazione di più.

Videro ch’io non mi contentava di tanto, e che rimaneane vieppiù afflitto, e nulla mai più mi dissero della mia famiglia.

L’immaginarmi che i genitori fossero morti, che il fossero fors’anco i fratelli, e Giuseppina altra mia amatissima sorella; che forse Marietta unica superstite s’estinguerebbe presto nell’angoscia della solitudine e negli stenti della penitenza, mi distaccava sempre più dalla vita.

Alcune volte assalito fortemente dalle solite infermità, o da infermità nuove, come coliche orrende con sintomi dolorosissimi e simili a quelli del morbo-colera, io sperai di morire. Si; l’espressione è esatta: sperai.

E nondimeno, oh contraddizioni dell’uomo! dando un’occhiata al languente mio compagno, mi si straziava il cuore al pensiero di lasciarlo solo, e desiderava di nuovo la vita!