Pagina:Le mie prigioni.djvu/340

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Ebbe la compiacenza di non farsi aspettare, ed oh quanto gliene fui grato!

Ei mi diede buone nuove di mio padre e di mio fratello primogenito. Circa la madre, l’altro fratello e le due sorelle, rimasi in crudele incertezza.

In parte confortato, ma non abbastanza, avrei voluto, per sollevare l’anima mia, prolungare molto la conversazione col signor Console. Ei non fu scarso della sua gentilezza, ma dovette pure lasciarmi.

Restato solo, avrei avuto bisogno di lagrime, e non ne avea. Perchè talvolta mi fa il dolore prorompere in pianto, ed altre volte, anzi il più spesso, quando parmi che il piangere mi sarebbe si dolce ristoro, lo invoco inutilmente? Questa impossibilità di sfogare la mia afflizione accresceami la febbre: il capo doleami forte.

Chiesi da bere a Stundberger. Questo buon uomo era un sergente della polizia di Vienna, faciente funzione di cameriere del commissario. Non era vecchio, ma diedesi il caso che mi porse da bere con mano tremante. Quel tremito mi ricordò Schiller, il mio amato Schiller, quando il primo giorno del mio arrivo a Spielberg, gli