Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/101

Da Wikisource.

85

dute e tuttor vedeva, andava facendo mille riflessioni su tutti quei diversi oggetti, quando d’improvviso venne a ferirgli l’orecchio una querula voce accompagnata da lamenti. Ascoltò con attenzione ed udì distintamente queste parole: — O fortuna, che non mi lasciasti a lungo godere una sorte felice, cessa di perseguitare il più sventurato degli uomini, e con una pronta morte vieni a por termine alle mie pene! Aimè! è mai possibile ch’io sia ancora in vita, dopo tanti tormenti sofferti?

«Mosso a pietà il sultano da quei lamenti, si alzò per andare al luogo d’ond’erano partiti. Giunto alla porta d’una gran sala, sollevò la portiera, e vide un giovane ben fatto e sfarzosamente vestito, seduto sur un trono alquanto alto da terra, il cui volto era atteggiato a tristezza. Accostatosegli il sultano, lo salutò. Il giovane gli restituì il saluto, facendogli un profondo inchino colla testa, e siccome non si alzava: — Signore,» disse al sultano, «son persuaso che meritiate ch’io m’alzi per accogliervi e rendervi tutti i possibili onori; ma vi si oppone una ragione sì forte, che non dovete farmene carico veruno. — Signore,» il sultano soggiunse, «vi sono assai grato della buona opinione in cui m’avete. Quanto al motivo che potete avere di non alzarvi, qualunque sia la scusa, l’accetto di buon cuore. Attirato dai vostri lamenti, commosso dalle vostre pene, vengo ad offrirvi il mio aiuto; e piacesse a Dio che da me dipendesse l’alleviare i vostri mali mi vi adoprerei a tutto potere. Spero che vorrete raccontarmi la storia delle vostre sciagure; ma favorite dirmi in pria che cosa significa quello stagno qua vicino, ove si veggono pesci di quattro diversi colori; che cosa è questo castello; perchè vi ci trovate, e d’onde nasce che siete qui solo?» Invece di rispondere a tali interrogazioni, il giovane si mise a piangere amaramente,