Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/111

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distrusse la mia capitale, ch’era fiorentissima ed assai popolata; annientò le case, le piazze pubbliche ed i mercati, e ne fece lo stagno e la campagna deserta che avrete veduto. I pesci di quattro colori che trovansi nello stagno, sono le quattro sorta d’abitanti di religioni diverse che la componevano: i bianchi, i Musulmani; i rossi, i Persiani adoratori del fuoco; Cristiani i turchini; Ebrei i gialli: le quattro colline erano le quattro isole che davano il nome a questo regno. Tutto ciò lo seppi dalla strega, la quale, per colmo d’afflizione, mi annunciò essa medesima questi effetti dell’ira sua. Nè qui sta il tutto; non limitò colei il furor suo alla distruzione del mio impero ed alla mia metamorfosi, ma essa viene ogni giorno a darmi sulle ignude spalle cento colpi di nervo di bue, che mi mettono tutto a sangue. Finito tal supplizio, mi copre con una grossa stoffa di pel di capra, e vi sovrappone la veste di broccato che vedete, non per farmi onore, ma per prendersi beffe di me.

«Qui il giovane re delle Isole Nere non potè trattenere le lagrime; ed il sultano n’ebbe il cuore tanto lacerato, che non seppe dir parola per consolarlo. Poco dopo il giovane re, alzando gli occhi al cielo, sclamò: — Possente Creatore di tutte le cose, mi sottopongo ai vostri giudizi ed ai decreti della vostra provvidenza! Soffro pazientemente tutti i miei mali, tale essendo il vostro volere; ma spero che la vostra infinita bontà saprà ricompensarmene.

«Il sultano, impietosito da sì strano racconto, ed animato alla vendetta di quel principe infelice, gli disse: — Insegnatemi ove si ritira la perfida fattucchiera, e in qual luogo trovasi quell’indegno amante, sepolto prima della morte. — Signore,» rispose il principe, «il drudo, come vi dissi, sta nel palazzo delle Lagrime, in una tomba a foggia di cupola; quel palazzo comunica con questo castello dal lato