Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/113

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da parecchi turiboli d’oro massiccio di mirable lavoro, tutti disposti in benissimo ordine. Appena vide il letto sul quale giaceva il Negro, sgnainò la sciabola, e tolta senza resistenza la vita a quel miserabile, ne strascinò il cadavere nel cortile del castello, e lo gettò in un pozzo. Quindi, andato ad adagiarsi sul letto del Negro, si mise la scimitarra accanto sotto la coperta, e rimase colà per compire il suo divisamento.

«La maga capitò fra non molto, e sua prima cura fu di andare nella camera ov’era il re delle Isole Nere suo marito, e spogliatolo, cominciò a dargli sulle spalle cento colpi di nervo di bue con una barbarie senza esempio. Empiva il misero principe il palazzo delle sue grida, scongiurandola nel modo più commovente del mondo ad aver pietà di lui; ma la crudele non cessò di percuoterlo finchè non gli ebbe dato i cento colpi. — Tu non hai avuto compassione del mio amante,» gli diceva essa, «e non devi aspettarne da me...»

Scheherazade vide a questo passo il giorno, e sospese il racconto. — Oh Dio, sorella,» disse Dinarzade, «qual barbara strega! Ma non ci dirai se abbia colei ricevuto il castigo che meritava? — Mia cara sorella,» rispose la sultana, «non desidero meglio che di narrartelo domani; tu sai ciò dipendere dalla volontà del sultano.» Dopo quanto aveva udito, Schahriar era ben lungi dal voler far morire Scheherazade. — Anzi, non voglio torle la vita,» diceva tra sè, «finchè non abbia terminata questa sorprendente storia, quand’anche dovesse durare due mesi. Sarà sempre tempo di mantenere il mio giuramento.»


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