Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/174

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od in uccello. Scegli una di queste metamorfosi; te ne lascio padrone.

«Coteste parole mi posero in qualche speranza di placarlo; laonde: — O genio,» gli dissi, «moderate il vostro sdegno, e poichè non volete togliermi la vita, concedetemela generosamente. Ricorderò sempre la vostra clemenza, se mi perdonate, del pari che il miglior uomo del mondo perdonò ad un suo vicino che mortalmente lo invidiava.» Il genio mi chiese che cosa fosse accaduto fra que’ due vicini, dicendomi che avrebbe avuta la pazienza di ascoltare tale storia. Ecco come gliela raccontai. Credo, o signora; non vi sarà disaggradevole se anche a voi la narro.


STORIA

DELL’INVIDIOSO E DELL’INVIDIATO.


«In una popolosa città, due uomini abitavano vicini, uno dei quali concepì contro l’altro sì violenta invidia, che quello ch’erane l’oggetto risolse di cangiar dimora ed allontanarsi, persuaso che la vicinanza sola attirata gli avesse l’animosità del vicino; chè sebbene prestato gli avesse buoni servigi, erasi avvisto di esserne non meno odiato. Vendè pertanto la sua casa col poco di bene che possedeva, e ritiratosi nella capitale del paese, che non era lontana, comprò una terricciuola, a mezza lega circa dalla città. Quivi aveva una casa assai comoda, un bel giardino ed un ampio cortile nel quale eravi una cisterna profonda, che non serviva ad uso alcuno.

«Il buon uomo, fatto tale acquisto, prese l’abito di dervis (1) per condurre vita più ritirata, e fe’ fare

  1. Questo nome, che significa povero, corrisponde, presso i Maomettani, a quello di monaco fra i cristiani. I dervis fanno voto di povertà, di castità e d’obbedienza.