Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/21

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per sangue, ponno dirsi dopo lunga assenza. Venuta l’ora della cena, mangiarono insieme; poscia ripigliarono il loro colloquio, che si protrasse, finchè Schahriar, accorgendosi dell’ora già inoltrata, si ritirò per lasciar riposare il fratello.

L’infelice Schahzenan si pose a letto; ma se la presenza del sultano aveva per poco soffocato le sue ambasce, esse ridestaronsi allora con violenza, ed invece di gustare il riposo onde abbisognava, fu assalito dai più atroci pensieri; tutte le circostanze dell’infedeltà della regina presentaronsi sì vivamente alla di lui imaginazione, che quasi fu per impazzirne. Infine, non potendo dormire, alzossi, ed abbandonatosi del tutto al suo cordoglio, tanto vi s’immerse, che n’ebbe il volto contristato oltremodo, talchè avvedutosene la mattina, il sultano disse fra sè: — Che cosa ha mai il re di Tartaria? Chi può cagionargli tanta afflizione? Avrebb’egli forse motivo di dolersi dell’accoglienza che gli feci? Mai no: io l’ho accolto come un fratello prediletto, e su ciò non ho nulla a rimprocciarmi. Forse lo punge il pensiero d’essere lontano da’ suoi stati o dalla regina sua moglie. Ah! se questo mai lo affligge, bisogna che gli mandi tosto i doni per lui destinati, acciò ei possa partire quando gli aggrada, e tornarsene a Samarcanda.» Infatti, il dì dopo gli inviò una parte di que’ regali, composti dei più rari, ricchi e strani prodotti dell’Indie. Tentò inoltre distrarlo ogni giorno con divertimenti d’ogni specie; mai più dilettevoli sollazzi, anzichè rallegrarlo, ne inasprivano vie più le angosce.

Un giorno, Schahriar avendo ordinata una gran caccia in un paese assai frequentato dai cervi a due giornate dalla capitale, Schahzenan lo pregò di dispensarnelo, allegando che lo stato della propria salute impedivagli di accompagnarlo. Il sultano non volle insistere, e lasciatolo in libertà, partì con tutta la corte per quella