Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/274

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che più volte udii narrare dai marinai e d’altre persone riguardo alla valle de’ diamanti ed alla destrezza messa in opera da alcuni mercadanti per estrarne quelle pietre preziose. Conobbi allora che mi avevano detto la verità. Infatti, que’ mercadanti si appostano vicino a questa valle nel tempo che le aquile hanno i loro nati, tagliano grossi pezzi di carne e li gettano nella valle; i diamanti, sulla punta dei quali cadono, vi si attaccano. Le aquile, in quel paese più robuste che altrove, piombano sui pezzi di carne, e li trasportano nei loro nidi sulla vetta delle rupi per servir di pastura agli aquilotti. Allora i mercadanti, correndo al nido, colle loro grida costringono le aquile ad allontanarsi, e prendono i diamanti che trovano attaccati ai pezzi di carne. Si servono essi di simile astuzia, non essendovi altro mezzo di cavare i diamanti da quella valle, ch’è un precipizio, in cui è impossibile discendere (1).

«Fin a quel punto aveva creduto di non poter più uscire da quell’abisso, cui già riguardava come mia tomba; ma cangiai di opinione, e quanto aveva veduto mi porse il destro d’immaginar il mezzo di conservare la vita....»

Il giorno, che qui comparve, impose silenzio a Scheherazade; ma essa proseguì la sua storia l’indomani.


NOTTE LXXIV


— Sire,» disse, sempre rivolgendosi al sultano delle Indie, «Sindbad continuò così a raccontare le avven-

  1. Marco Polo ed altri viaggiatori del secolo duodecimo, riferiscono che nella Scizia si raccoglievano i giacinti nella medesima guisa.