Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/305

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mio collo. Tutte le mattine egli non mancava di urtarmi per risvegliarmi, e poi mi faceva alzare e camminare, stringendomi coi piedi. Figuratevi, o signori, la mia rabbia al vedermi carico di quel fardello senza potermene liberare.

«Un giorno trovai, cammin facendo, parecchie zucche secche, cadute da un albero che ne portava; ne presi una ben grossa, e votatala perfettamente, vi spremetti entro il succo di molti grappoli d’uva, che abbondava nell’isola, incontrandone ad ogni passo; quando l’ebbi empita, la deposi in un luogo, ov’ebbi la destrezza di farmi dal vecchio ricondurre alcuni giorni dopo. Là, presi la zucca, e recatomela alla bocca, bevetti d’un vino eccellente che mi fece dimenticare per qualche tempo la doglia mortale onde era oppresso: mi diede inoltre vigore, e ne fui anzi tanto rallegrato, che mi misi a cantare e saltellare camminando.

«Il vecchio, che si accorse dell’effetto in me prodotto da quella bevanda, e ch’io lo portava più leggermente del solito, mi accennò di dargli da bere; gli presentai la zucca, ei la prese, e tal liquore parendogli assai grato, lo tracannò fino all’ultima goccia. Ve n’era abbastanza per inebbriarlo; ubbriacossi in fatti, e salitogli tosto il fumo del vino alla testa, cominciò a cantare alla sua guisa e dimenarsi sulle mie spalle. Quell’agitamento gli fe’ recere quanto avea nello stomaco, e le sue gambe a poco a poco si allentarono, talchè sentendo che non mi stringeva più, lo gettai per terra, ove rimase senza moto. Presi allora un grosso sasso, e gli schiacciai la testa.

«Provai estrema gioia d’essermi liberato per sempre da quel maledetto vecchio, e camminando verso il mare, incontrai gente di una nave colà ancorata per far acqua e raccoglier viveri. Rimasero estremamente stupiti al vedermi ed all’udire le particolarità