Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/314

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camminava a me davanti per insegnarmi la strada, gli altri, tra i più robusti, caricaronsi sulle spalle la zattera tal qual era colle balle, e s’accinsero a seguirmi....»

A tali detti fu Scheherazade obbligata a fermarsi, vedendo apparire il giorno; e verso la fine della notte seguente ripigliò essa il filo della sua narrazione, parlando in questi sensi:


NOTTE LXXXVII


— Camminammo tutti insieme,» proseguì Sindbad, «fino alla città di Serendib (1), che tale era l’isola in cui mi trovava, e colà avendomi i negri presentati al loro re, mi avvicinai al trono ove sedeva, e lo salutai come si suol fare coi re delle Indie, cioè prostrandomi a suoi piedi e baciando la terra. Mi obbligò quel principe a sorgere in piedi, ed accoltomi con cortesi modi, mi fe’ accostare e prender posto vicino a lui. Mi domandò in primo luogo come mi chiamassi, ed avendo risposto che aveva nome Sindbad, soprannominato il navigatore, pei vari viaggi da me fatti per mare, soggiunsi ch’era della città di Bagdad. — Ma,» ripigliò egli, «in qual guisa vi trovate ne’ miei stati, e per dove vi siete venuto? —

«Nulla nascosi al re, e fattagli la stessa narrazione che udiste, ne rimase egli sorpreso e tanto dilettato,

  1. Ceilan. Quanto riferisce Sindbad sull’isola di Ceilan è confermato dai racconti di tutti i viaggiatori che l’hanno visitata. Davy assicura che quest’isola abbonda d’ogni sorta di pietre preziose; secondo lo stesso viaggiatore vi si trovano anche alcune sorgenti ricche di bitume. Gl’indigeni chiamano la loro isola Lanka. La capitale è Kandy. Ceilan è la Taprobana degli antichi.