Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/331

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colo. Ma dallo stupore passò tosto alla collera, e vibrando sul visir un furibondo sguardo: — Ah, sciagurato!» gli disse; «è dunque così che tu vegli sulle azioni de’ miei popoli? Si commettono impunemente sotto il tuo ministero assassinii nella mia capitale, e si gettano nel Tigri i miei sudditi, acciò gridino vendetta contro di me il giorno del giudizio? Se tu non vendichi prontamente l’omicidio di questa donna colla morte del suo uccisore, giuro, pel santo nome di Dio, che ti farò impiccare, tu e quaranta de’ tuoi parenti. — Commendatore de’ credenti,» gli disse il gran visir, «supplico vostra maestà d’accordarmi il tempo di far perquisizioni. — Ti concedo tre soli giorni,» ripigliò il califfo; «a te tocca a pensarvi.» Il visir Giafar si ritirò in estrema confusione d’animo. — Aimè!» diceva egli; «come mai, in una città sì vasta e popolosa qual è Bagdad, potrò io trovare l’omicida, il quale avrà certo commesso questo delitto senza testimoni, e che forse è già uscito dalla città? Un altro al mio posto trarrebbe di prigione un disgraziato, e lo farebbe morire per contentare il califfo; ma io non voglio caricarmi la coscienza di questo delitto, e preferisco morire che salvarmi a tal costo. —

«Ordinò allora agli ufficiali di polizia e di giustizia, che gli obbedivano, di fare diligente ricerca del colpevole; mandarono costoro tosto alla scoperta i loro agenti, e si posero in moto anch’essi personalmente, non credendosi meno del visir interessati in questo affare. Ma tutte le loro indagini tornarono vane: per quanta attenzione adoperassero, non poterono discoprire l’autore del delitto, ed il visir pensò che senza un prodigio del cielo, la era finita per lui.

«Infatti, venuto il terzo giorno, giunse presso l’infelice un usciere, che lo invitò a seguirlo dal califfo. Obbedì il visir, ed avendogli Aaron domandato ove