Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/333

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«Era imminente l’esecuzione dell’ordine irrevocabile di quel principe troppo severo, e si stava per togliere la vita alle più oneste persone della città, quando un bello e ben vestito giovane, rotta la calca, giunse presso al gran visir, e baciatagli la mano: — Sovrano visir,» gli disse, «capo degli emiri di questa corte, rifugio de’ poveri, voi non siete reo del delitto pel quale qui vi trovate. Ritiratevi adunque, e lasciatemi espiar la morte della donna gettata nel Tigri. Io fui il suo uccisore, e solo merito di essere punito. —

«Benchè quelle parole cagionassero molta gioia al visir, non lasciò egli di sentir pietà del giovane, la cui fisonomia, invece di essere sinistra, aveva qualche cosa d’interessante; e stava per rispondergli, quando un uomo d’età avanzata, fattasi anch’egli strada tra la folla, giunse al visir, e gli disse: — Signore, vi supplico di non creder nulla di quanto vi dice questo giovane: io solo ho ucciso la dama trovata nel cofano, e su me soltanto deve cadere il castigo. In nome di Dio, vi scongiuro di non punire l’innocente pel reo. — Signore,» ripigliò il giovane, volgendosi al visir, «vi giuro che fui io a commettere sì grave delitto, e niun altro ne fu complice. — Figliuolo,» interruppe il vecchio, «è la disperazione che v’ha qui condotto, e voi volete prevenire il vostro destino; per me è già assai tempo che sono al mondo, e me ne sento stanco. Lasciatemi dunque sagrificare la vita per la vostra. Signore,» soggiunse poi, volto al gran visir, «vi ripeto di nuovo, che son io l’assassino; fatemi morire, e non differite più oltre, —

«La contesa del vecchio e del giovane obbligò il visir Giafar a condurli amendue davanti al califfo, col permesso dell’ufficiale incaricato di presiedere alla terribile esecuzione, il quale fecesi il piacere di favorirlo; e quando fu alla presenza del prin-