Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/347

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celebrare quest’oggi stesso.» Non potendo alcuno di quei signori trovar disdicevole ch’egli avesse preferito il nipote ai grandi partiti statigli proposti, risposero tutti ad una voce: che aveva ragione di fare un tal connubio; che sarebbero volontieri testimoni della cerimonia, e desideravano che Iddio gli concedesse ancora molt’anni per vedere i frutti di sì felice unione.»

A questo passo, Scheherazade, vedendo comparire il giorno, interruppe la sua narrazione, che ripigliò poi così la notte successiva:


NOTTE XCIV


— Sire,» diss’ella «il gran visir Giafar, continuando la storia che raccontava al califfo:

«I signori,» proseguì, «raccolti presso il gran visir di Balsora, ebbero appena manifestato a questo ministro il giubilo che provavano pel matrimonio di sua figlia con Nureddin Alì, che tutti si misero a tavola, rimanendovi molto tempo. Verso la fine del convito, serviti i confetti, de’ quali ciascuno ne prese, secondo l’uso, quanti ne poteva portar via, entrarono i cadì col contratto di nozze in mano; e firmato che l’ebbero i principali signori, tutta la comitiva partì.

«Allora il gran visir incaricò la gente che aveva cura del bagno, da lui comandato di tener pronto, di condurvi Nureddin Alì, il quale vi trovò biancherie nuove, d’una finezza e pulitezza che faceva piacere al vederle, come pure tutte le altre cose necessarie. Lavato e soffregato lo sposo, fu rivestito d’un abito d’estrema magnificenza. In quello stato, e profumato d’odori i più squisiti, andò a trovare il gran visir suo