Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/367

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prima nella sala, e s’introdusse quindi nella camera nuziale, ove sedè attendendo l’esito della sua avventura. Dopo qualche tempo giunse la sposa, condotta da una buona vecchia, la quale, formatasi alla porta, esortò il marito a far bene il dover suo, senza guardare se fosse il gobbo od altri; quindi, rinchiusala, se ne andò.

«Estrema fu la sorpresa della giovane vedendo, invece del gobbo, Bedreddin Hassan, il quale se le presentò colla miglior grazia del mondo. — E che, mio caro amico,» gli diss’ella, «siete qui a quest’ora? bisogna che siate intrinseco di mio marito. — No, signora,» rispose Bedreddin, «sono d’una condizione diversa di quel brutto gobbo. — Ma,» ripigliò quella, «non osservate che parlate male del mio sposo? — Egli vostro sposo, o signora?» tornò a dire Bedreddin. «E potete conservar un simile pensiero? uscite d’errore: tanta beltade non sarà sagrificata al più spregevole degli uomini. Son io, signora, il felice mortale, cui sono riserbate. Il sultano volle divertirsi facendo questa superchieria al visir vostro padre, e mi ha poi scelto per vostro vero sposo. Avrete potuto notare quanto le dame, i suonatori, i ballerini, le vostre donne istesse, e tutte le persone di casa vostra siansi divertite di questa commedia. Abbiamo rimandato lo sciagurato gobbo, che appunto adesso sta mangiando un piatto di crema nella sua stalla, e potete contare che mai più vi comparirà davanti. —

«A tale discorso, la figlia del visir, la quale più morta che viva era entrata nella stanza nuziale, cambiò faccia, e prese un’aria allegra che la fece tanto bella da rimanerne Bedreddin incantato. — Non mi aspettava,» gli diss’ella, «una sì grata sorpresa, e già m’era rassegnata ad essere infelice per tutto il resto della vita. Ma la mia felicità è tanto maggiore, in quanto che son per possedere in voi un uomo de-