Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/395

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spetto contro di lei e per mortificarla che Schaban lodasse la torta del pasticciere; laonde, voltasi a lui, gli disse: — Non posso credere che le torte di crema di quel pasticciere siano migliori delle mie. Voglio chiarirmene; tu sai dove abita: va da lui, e portami subito una torta di crema.» E fatte dar alcune monete all’eunuco per pagar la torta, questi partì. Giunto alla bottega di Bedreddin: — Buon pasticciere,» gli disse, «prendete questo denaro, e datemi una torta di crema, che una nostra dama brama di assaggiare.» Bedreddin ne avea allora di calde; scelse la migliore, e datala all’eunuco: — Prendete questa,» soggiunse; «ve la garantisco eccellente, e posso assicurarvi che niun altro è capace farne di simili, se non mia madre, che forse vive tuttora. —

«Schaban tornò in fretta alle tende colla sua torta di crema, e la presentò alla vedova di Nureddin Alì, la quale, presala con premura, ne ruppe un pezzo per mangiarlo: ma l’ebbe appena recato alla bocca, che, messo un alto strido, cadde svenuta. Schemseddin Mohammed, il quale si trovava presente, rimase stupito di quel caso, e spruzzando egli stesso d’acqua il volto della cognata, si affrettò a soccorrerla. Appena rinvenuta: — Oh Dio!» sclamò; «dev’essere mio figlio, il mio caro figlio Bedreddin, che ha fatta questa torta...»

La luce del giorno, a questo passo, venne ad impor silenzio a Scheherazade. Il sultano delle Indie si alzò per fare la sua preghiera, ed andar a presiedere il consiglio; e la notte seguente la sultana proseguì di tal guisa la storia di Bedreddin Hassan: