Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/398

Da Wikisource.

378

servirono per legargli le mani dietro la schiena, e trattolo quindi per forza fuor dalla bottega, cominciarono a condurlo via. —

«La plebaglia colà assembrata, mossa a compassione per Bedreddin, prese le sue parti, e volle opporsi al disegno della gente di Schemseddin Mohammed; ma sopraggiunti alcuni ufficiali del governatore, dispersero questi il popolo e favorirono il rapimento di Bedreddin, essendo ito Schemseddin Mohammed dal governatore di Damasco ad informarlo dell’ordine da lui dato e chiedergli man forte; ed il governatore, che in nome del sultano d’Egitto comandava a tutta la Siria, non avea creduto di nulla negare al visir del suo padrone. Bedreddin adunque veniva trascinato via, malgrado le grida e le sue lagrime....»

Non potè Scheherazade continuare, vedendo apparir l’aurora; ma riprese la notte appresso la sua narrazione, dicendo al sultano dell’Indie:


NOTTE CXIX


— Sire, il visir Giafar, continuando a parlare al califfo:

«Bedreddin Hassan,» disse, «aveva un bel chiedere, strada facendo, alle persone che lo conducevano, che cosa si fosse trovato nella sua torta; nessuno gli rispondeva. Finalmente, giunti alle tende, quivi lo fecero aspettare finchè Schemseddin Mohammed fosse tornato dal governatore di Damasco.

«Di ritorno il visir, domandò nuove del pasticciere, il quale gli fu presentato. — Signore,» gli disse Bedreddin colle lagrime agli occhi, «fatemi il favore di dirmi in che cosa vi ho offeso. — Ah! sciagurato,» rispose il visir, «non fosti tu a fare la torta