Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/433

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sul suo asino, ma più magnificamente vestito dell’altre volte.»

Vedendo Scheherazade spuntare il giorno, sostò dal racconto per quella notte; e sulla fine della seguente, proseguì a questo modo, facendo sempre parlare il mercadante cristiano al sultano di Casgar:


NOTTE CXXX


— Appena vidi il giovine mercadante, gli andai incontro, e lo scongiurai di smontare, chiedendogli se non voleva che gli contassi il suo denaro. — Oh! non c’è premura,» mi rispose, con far ilare e contento; «so che si trova in buone mani; verrò a prenderlo quando avrò speso tutto quello che ho, e non mi rimarrà più nulla. Addio,» soggiunse; «aspettatemi alla fine della settimana.» E dato un colpo di frusta all’asino, in breve lo perdetti di vista. — Buono!» dissi fra me; «mi dice di aspettarlo alla fine della settimana, e, secondo il suo discorso, non lo rivedrò forse per molto tempo. Corro subito a mettere a frutto il suo denaro; sarà una buona rendita per me. —

«Nè m’ingannai nella mia congettura: passò un anno senza udir parlare del giovine. Scorso tal tempo, ei ricomparve riccamente vestito come l’ultima volta, ma mi pareva che gli frullasse qualche cosa per la testa. Lo supplicai di farmi l’onore d’entrare in casa mia. — Questa volta lo farò,» mi rispose; «ma colla condizione che non incontrerete spese straordinarie per me. — Farò quanto volete,» ripigliai io; «ma, di grazia, smontate.» Mise piede a terra ed entrò in casa. Diedi gli ordini pel trattamento che voleva fargli; e mentre aspettavamo che servissero in tavola, cominciammo