Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/452

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sorgeva ne la trattenne. La notte seguente ripigliò così il filo del suo discorso:


NOTTE CXL


— Il giovine di Bagdad finì di narrare al mercadante cristiano la sua storia nel seguente modo: «Il mio racconto,» proseguì egli, «deve scusarmi con voi per aver mangiato colla mano sinistra; vi sono obbligatissimo del disturbo che prendeste per me. Non posso ricompensarvi abbastanza della vostra fedeltà, e siccome ho, grazie a Dio, molti averi, benchè assai ne abbia spesi, vi pregò ad accettare il dono che vi faccio della somma che mi dovete. Ho inoltre una proposta da farvi. Non potendo più oltre fermarmi al Cairo, dopo l’affare che vi raccontai, ho risoluto di partire per non tornarvi mai più. Se volete tenermi compagnia, negozieremo insieme, ripartendo egualmente il guadagno. —

«Quando il giovine di Bagdad ebbe finita la sua storia,» disse il mercadante cristiano, «lo ringraziai per quanto seppi del di lui regalo, e circa alla sua proposta di viaggiare seco lui, gli dissi di accettarla volontieri, assicurandolo che i suoi interessi mi sarebbero sempre stati cari quanto i miei propri.

«Stabilito il giorno della nostra partenza, giunto che fu, ci mettemmo in cammino. Passati per la Siria e la Mesopotamia, ed attraversata tutta la Persia, dopo esserci fermati in parecchie città, siamo finalmente venuti, o Sire, alla vostra capitale. Scorso qualche tempo, avendomi il giovine dichiarato che pensava ripassare nella Persia per istabilirvisi, regolati i nostri conti, ci separammo soddisfattissimi l’un dell’altro. Partì egli, ed io rimasi, o sire, in questa