Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/512

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nite i vostri importuni discorsi! Andate a trovare gli amici: bevete, mangiate e lasciatemi libero di andare co’ miei. Voglio partir solo, non ho bisogno che alcuno mi accompagni. Anzi, devo dichiararvelo, il luogo ove vado non è tale che vi possiate essere ricevuto; io solo sono desiderato. — Voi scherzate,» ripigliò colui; «se i vostri amici vi hanno invitato ad un banchetto, qual ragione può impedirvi di permettere che vi accompagni? Farete loro piacere, ne son certo, conducendo seco voi un uomo, il quale al par di me ha barzellette pronte per far ridere, e che sa piacevolmente divertire la brigata. Checchè possiate dire, la cosa è risoluta; vi accompagnerò vostro malgrado. —

«Tali parole, o signori, mi misero in un grande imbarazzo. — Come farò a disfarmi di questo maledetto barbiere?» diceva fra me. «Se mi ostino a contraddire, non finiremo più la nostra contestazione.» D’altronde io sentiva che già si chiamava per la prima volta alla preghiera del mezzodì, e ch’era tempo di partire; m’appigliai dunque al partito di non dir nulla, fingendo di acconsentire che venisse con me. Allora finì di radermi; ciò fatto gli dissi: — Prendete qualcuno de’ miei servi per portare con voi queste provvisioni, e tornate, che vi aspetto; non partirò senza di voi. —

«Uscì finalmente, ed io terminai di vestirmi. Sentito chiamare alla preghiera per l’ultima volta, mi affrettai a mettermi in cammino; ma il malizioso barbiere, indovinando la mia intenzione, erasi contentato di andare co’ servi, senza perder di vista la mia casa, tanto da vederli entrare nella sua; poi si era nascosto in un angolo della via per osservarmi e seguirmi. In fatti, giunto alla porta del cadì, mi volsi, e con mortal dispiacere lo vidi all’ingresso della contrada.