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STORIA

DEL QUINTO FRATELLO DEL BARBIERE.


«Alnaschar, finchè visse nostro padre, fu assai infingardo. Invece di lavorare per guadagnarsi il vitto, non si vergognava di accattarlo la sera, e vivere all’indomani dell’elemosine raccolte. Morto infine nostro padre di vecchiaia, ci lasciò in tutto settecento dramme d’argento. Ce le dividemmo egualmente, di modo che ognuno ebbe cento dramme di sua parte. Alnaschar, il quale non aveva mai posseduto tanto denaro in una volta, si trovò imbarazzatissimo dell’uso che far ne dovea, e consultatosi a lungo fra sè, si determinò finalmente d’impiegarlo in bicchieri, bottiglie ed altri oggetti di vetro, che andò a comperare da un mercante all’ingrosso; posto il tutto in una cesta di vimini, scelse quindi una botteguccia, ove sedette col paniere davanti, e la schiena appoggiata al muro, aspettando gli avventori. In quell’attitudine, e cogli occhi fissi sul suo paniere, si mise a fantasticare, e nelle sue fantasticherie pronunciò le parole seguenti a voce abbastanza alta da essere udito da un sartore che aveva per vicino: — Questo paniere,» diceva, «mi costa cento dramme; ed è quanto posseggo al mondo; vendendone il contenuto, ne ricaverò duecento, e con dugento dramme, che impiegherò anch’esse in vetri, ne formerò quattrocento. Così, ammesserò col tempo quattromila dramme, e dalle quattromila facilmente andrò fino ad otto. Quando ne avrò diecimila, lascerò subito i vetri per fare il gioielliere, e commercerò di perle, di diamanti e di ogni sorta di gemme. Possedendo allora ricchezze a