Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/557

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«A capo d’un mese, egli guarì perfettamente delle sue ferite, mediante i potenti farmachi ch’io gli amministrai. Allora risolse di vendicarsi della vecchia che sì crudelmente avevalo tradito; a tal uopo fece una borsa grande abbastanza da contenere cinquecento monete d’oro, invece delle quali vi mise tanti pezzi di vetro...»

Scheherazade, terminando queste parole, avvistasi ch’era giorno, cessò per quella notte dal racconto; ma alla domane proseguì di tal modo la storia di Alnaschar:


NOTTE CLXXIX


— «Mio fratello,» continuò il barbiere, «si legò alla vita il sacchetto di vetri colla cintura, si travestì da vecchia, e presa una sciabola, la nascose sotto la veste, e stette in osservazione. Una mattina, incontrata la vecchia che già passeggiava per la città, cercando l’occasione di trappolar qualcheduno, se le accostò, e contraffacendo la voce di donna: — Avreste un paio di bilancette da prestarmi» le disse. «Sono una donna di Persia, giunta da poco, ed avendo portato dal mio paese cinquecento pezze d’oro, vorrei assicurarmi se sono di giusto peso. — Buona donna,» gli rispose la vecchia, «non potevate rivolgervi meglio. Venite, non avete che a seguirmi; vi condurrò da mio figlio, che fa il cambiavalute; egli si farà un piacere di pesarvele per risparmiarvi l’incomodo. Non perdiamo tempo, onde poterlo trovare prima che vada a bottega.» Mio fratello dunque la seguì fino alla casa in cui lo aveva introdotto la prima volta, e la porta venne aperta dalla medesima schiava greca.

«La vecchia condusse mio fratello nella sala, ove