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Pagina:Le mille e una notti, 1852, I-II.djvu/568

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— È molto tempo,» gli disse, «che cerco un uomo del vostro carattere.»

— Ma, sire,» disse Scheherazade al sultano delle Indie, «non m’accorgeva ch’è già giorno.» Schahriar, bramoso di sapere come se l’avrebbe presa il Barmecida, si alzò; e la notte appresso la sultana continuò a parlare in questi termini:


NOTTE CLXXXII


— Sire, il barbiere, proseguendo la storia del suo sesto fratello:

«Il Barmecida,» soggiunse, «fece mille carezze a Schacabac. — Non solo,» gli disse, «vi perdono il pugno che mi avete dato, ma voglio che d’ora in poi siamo amici, e che non abbiate altra casa fuor della mia. Aveste la compiacenza di accomodarvi al mio umore, e la pazienza di sostenere la burla fino all’ultimo; ma adesso mangeremo davvero.» Sì dicendo battè le mani, e comandò a parecchi servi, che comparvero, di preparare la tavola. Fu tosto obbedito, e mio fratello mangiò degli stessi cibi che non aveva gustato se non in idea, e quando ebbero sparecchiato, si recarono fiaschi di vino; e nello stesso tempo buon numero di schiave, belle o riccamente vestite, entrarono nella sala, e cantarono al suono degli stromenti parecchie piacevoli ariette. In fine, Schacabac ebbe motivo di rimaner contento delle bontà del Barmecida, il quale si compiacque di lui, lo trattò famigliarmente, e gli fece dare un abito della sua guardaroba.

«Trovò il Barmecida in mio fratello tanto spirito e tanta intelligenza in tutte le cose, che pochi giorni dopo li affidò la cura di tutta la casa e de’ suoi af-